sabato 28 novembre 2009

Corbellerie fotovoltaiche - cessato pericolo

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A tutto c'è un limite.
Per quanto possa sembrare strano ed incredibile, c'è quindi anche un limite all'insipienza ed ottusità dei nostri politici.
Che, messi di fronte al fatto di aver proposto una clamorosa "corbelleria" in un emendamento alla finanziaria, si sono affrettati a ritirarlo (come ci informa Il Sole 24 ore di ieri).

Affinchè nulla vada perduto e nulla vada dimenticato, mi prendo la briga di proporre qui il testo integrale di questa "corbelleria", fortunatamente abortita.
Così, tra l'altro, vi potrete render conto di quanto la politica si faccia ogni giorno più lontana dalla gente comune. Non solo per i concetti espressi e le dubbie finalità del suo operare, ma anche per il modo di esprimersi, del tutto astruso ed irrispettoso della lingua italiana. 

Art 2
Nuove disposizioni in materia di certificati verdi e di sviluppo della rete di trasmissione dell’energia elettrica ai fini della produzione da fonti rinnovabili
1 – all’articolo 2, comma 148, della legge 24/12/2007, n. 244, sono aggiunte le seguenti parole: “A decorrere dal 1 gennaio 2010, per la produzione da fonte rinnovabile non programmabile nelle zone indicate dalla società Terna spa entro il 30 novembre di ogni anno, i coefficienti di cui alla predetta tabella 2 sono ridotti del 10% per quei produttori che non si dotino, direttamente o indirettamente, di opportuna capacità di accumulo di energia nella medesima zona di rete in cui sono installati gli impianti di produzione in misura pari almeno al 10% della producibilità media giornaliera come definita dal Gestore dei servizi elettrici spa in relazione a ciascuna tipologia di fonte e a ciascuna zona. A decorrere dal 1 gennaio 2011 le predette percentuali sono aumentate al 20%”.
2 – All’articolo 2, comma 148, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 sono soppresse le parole “in sede di prima applicazione e, nell’ultimo periodo, le parole “il valore di riferimento è”.
3 – all’art. 2, comma 149, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 le parole “al prezzo medio riconosciuto ai certificati verdi registrato nell’anno precedente dal Gestore del mercato elettrico (GME) e trasmesso al GSE entro il 31 gennaio di ogni anno” sono sostituite dalle parole “pari alla differenza tra 120 euro per MWh e il valore medio annuo del prezzo di cessione dell’energia elettrica definito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas in attuazione dell’articolo 13, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, registrato nell’anno precedente e comunicato dalla stessa Autorità entro il 31 gennaio di ogni anno a decorrere dal 2010”.
4 – Entro il 30 novembre di ciascun anno, la società Terna spa trasmette ad ogni regione, nonché alla Conferenza unificata Stato Regioni Città Autonomie locali, al Ministero dello Sviluppo economico e all’Autorità per l’energia elettrica e il gas, un rapporto relativo alla regione stessa, indicante, sia per l’anno successivo che per i successivi 10 anni, in ragione degli interventi previsti dal Piano di sviluppo di Terna spa di cui all’art. 1-quinquies, comma 9, del decreto legge 29 agosto 2003, convertito nella legge 27 ottobre 2003, n. 290, la massima quantità di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile che può essere connessa ed erogata con continuità, nel rispetto della sicurezza di funzionamento del sistema elettrico nazionale e attuando il principio della priorità di dispacciamento per le fonti rinnovabili.
5 – nell’ambito dell’elaborazione del medesimo piano di sviluppo della rete di trasmissione nazionale, la società Terna spa indica gli interventi di sviluppo necessari all’incremento di capacità di modulazione nelle aree di maggior insediamento di fonti rinnovabili intermittenti.

mercoledì 25 novembre 2009

Corbellerie fotovoltaiche

Un’altra minaccia al fotovoltaico
In Italia va tutto bene, gli obbiettivi di Kyoto li abbiamo alle spalle, le nostre fonti energetiche sono ottime ed abbondanti... e quindi possiamo anche inventarci l’ennesima porcata contro le energie alternative.
L’ultima furbata compare nella nuova finanziaria, ed a partorirla deve esser stato un genio.
Seguite il ragionamento:
Il problema principale delle energie alternative è la loro intermittenza e discontinuità: il fotovoltaico funziona solo se c’è il sole, l’eolico solo se c’è vento, ecc.
Ma una fonte intermittente è mal digerita da una rete di distribuzione primitiva come quella italiana.
La soluzione ovvia sarebbe quella di rendere un po’ meno primitiva la rete di distribuzione, no?
Oltre che ovvia sarebbe intelligente, e quindi i nostri lungimiranti politici, furbi come volpi svizzere, se ne sono pensata un’altra. La loro proposta è... (tenetevi forte): ogni impianto di produzione “non programmabile” deve dotarsi di un impianto di «accumulo di energia» per poter funzionare quando l'energia rinnovabile non è disponibile. Accumulo sotto forma di bacino idroelettrico, o batterie, o qualunque altra tecnologia che permette di produrre elettricità quando il vento non fa girare l'elica o la nuvola oscura il pannello fotovoltaico.
Già, certo, stupidi che siamo stati: come abbiamo fatto a non pensarci prima?
Marco Pigni, direttore dell'Aper, l'associazione dei produttori di energia ottenuta da fonti rinnovabili, la definisce senza mezzi termini "una corbelleria".
Marco Pigni è un signore: i termini che vengono in mente a me sono molto più pesanti, e riportarli nel blog non sarebbe elegante.
Ma io ho un’idea migliore, che adesso mi affretterò a suggerire (potrei brevettarla e diventare ricchissimo, ma sono fondamentalmente un idealista e quindi ci rinuncio).
E l’idea è questa: un bel decreto legge, che stabilisca che sopra agli impianti fotovoltaici il sole brilli 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. E che dove ci sono gli impianti eolici tiri sempre vento.

Fonte: Il Sole 24 ore

venerdì 20 novembre 2009

supporti fai-da-te per pannelli fotovoltaici

Tom Woods, sul suo blog, ci offre la sua esperienza relativamente alla costruzione di supporti per pannelli fotovoltaici “fai-da-te” in legno.
Tom li utilizza a terra, ma nulla vieta di usare supporti del genere anche su un tetto piano (ma con alcuni accorgimenti: ne parleremo dopo…).
Esperienza interessante, articolo da leggere, ma evidenziamo i punti deboli:
  • la struttura non è sufficientemente ancorata al suolo
    La struttura è appoggiata a quattro “plinti” (=blocchi in calcestruzzo, presumibilmente gettati in opera; ovvero, si scava un buco nel terreno, ci si inseriscono un po’ di tondini di ferro, si lascia sporgere un gancio o supporto per la struttura in legno, e si getta direttamente il calcestruzzo…)
    Operazione semplice, ma poco efficace: la resistenza è data praticamente solo dal peso dei blocchi, che nel caso di Tom non è sufficiente.
    Molto più efficace sarebbe costruire delle fondazioni che scendano più in profondità, ponendo quindi dei micro-pali di calcestruzzo; oppure costruire un cordolo interrato lungo tutto il perimetro della struttura, adeguatamente armato di ferri; o ancora, scendere con i nostri plinti fino ad incontrare lo strato di roccia sotto al terreno, ed ancorarsi su questa con appositi fissaggi.
    Se il terreno è roccioso, possiamo risparmiare il plinto e fissare la struttura direttamente alla roccia (utilizzando in questo caso i fissaggi appositi: meccanici oppure con tasselli chimici)
  • la struttura in legno non è ben progettata
    Va bene la cornice perimetrale, ma la traversa diagonale in legno proprio non va.
    Questa traversa serve a mantenere rigida la struttura, impedendole di deformarsi: ovvero, serve a fare in modo che la nostra struttura rettangolare resti un rettangolo, e non si deformi diventando un trapezio.
    Però il legno lavora ottimamente a compressione, ma non altrettanto bene a trazione.
    Quindi, una singola traversa non basta: ne servirebbero due, a formare una “x”.
    Ma realizzare una struttura con la “x” è complicato, oltre che appesantire la struttura…
    La soluzione consiste semplicemente nel sostituire quell’unica traversa diagonale di legno con due tiranti fatti in cavo di acciaio, oppure in lama in ferro.
    I due tiranti non devono essere vincolati uno all’altro nel punto di contatto, ma liberi di scorrere: quindi, i cavi non dovranno esser morsettati fra di loro al centro o, se i tiranti sono realizzati con lame di ferro, non dovranno esser saldate fra di loro al centro.
  • La struttura dovrebbe durare, sperabilmente, trent’anni… ovvero, la vita utile dei pannelli.
    Tom utilizza “treated lumber”, ovvero legno impregnato… è quel legno, solitamente verdino, che si usa normalmente per l’arredo giardino. E non va bene, perché si tratta per lo più di abete o pino, destinato a durare (nonostante il trattamento) al massimo una decina d’anni all’aperto.
    A meno di non volerci fare manutenzione periodica, e ritrattarlo ogni tre/quattro anni con l’impregnante… un lavoraccio.
    Meglio sarebbe utilizzare legno più durevole, come rovere o acacia; una mano d’impregnante, trattare e proteggere con catramina le teste e le parti destinate ad essere interrate o a contatto con il calcestruzzo… e poi alla prossima manutenzione ci penseremo dopo non meno di sei o sette anni.
  • I cavi d’acciaio, usati come tiranti, vengono inseriti direttamente dentro un foro nel legno. Non va bene.
    Il cavo d’acciaio, in conseguenza dei piccoli ma continui movimenti (dovuti, per esempio, al vento, alle escursioni termiche, ecc.) finirà per usurare il legno; il tirante risulterà così meno teso, i movimenti si faranno ancor più ampi, e l’usura del legno aumenterà ancora… fino a rendere del tutto inutile il tirante, o danneggiare addirittura il palo, che verà letteralmente segato dal cavo.
    Qual è il modo giusto per fissare un tirante??
    Dentro il foro nel legno bisogna introdurre un pezzetto di tubo di ferro a stretta misura (ovvero: lo dobbiamo cacciar dentro a martellate, con un mazzuolo di gomma, e deve restare ben incastrato). Poi nel tubo di ferro, così incastrato, passeremo il cavo d’acciaio, ed il legno sarà protetto dal tubo di acciaio.
  • Un ultimo consiglio: privilegiare ferramenta di acciaio inox. I nostri dadi, viti e barre filettate di acciaio, anche se zincate, tra quindici anni saranno ridotte a grumi di ruggine impossibili da sbloccare o svitare. Ogni operazione di manutenzione (fosse anche solo stringere delle viti allentate) diventerà una sofferenza…
    Conviene spendere qualche euro in più, ed utilizzare ferramenta inox.
Il legno è un materiale affascinante, ed ha indubbiamente i suoi vantaggi, anche estetici.
Se invece si è più pratici e meno eleganti, ed interessa che le cose vengano fatte presto, facilmente, economicamente, e che non abbiano bisogno di manutenzione, c’è sempre la soluzione dei versatili tubi da ponteggio. Oggi c’è un enorme offerta sul mercato dell’usato di tubi e relativi morsetti “fuori norma” e quindi non più utilizzabili per i ponteggi, ma ancora validissimi per costruire una struttura che debba sostenere dei pannelli fotovoltaici.

Se queste strutture non devono esser appoggiate a terra ma su un tetto piano, bisogna osservare un apio di accorgimenti:
  • su un tetto piano non possiamo usare masse di calcestruzzo come zavorra, in quanto la capacità di carico è solitamente molto limitata.
  • e neppure ancorarsi con fissaggi passanti non è una buona idea: i fissaggi forano la guaina, che è stata messa lì per fermare l'acqua...
E' possibile utilizzare fissaggi passanti solo se il lavoro viene fatto da un artigiano esperto di tetti: ripristinare una guaina forata si può fare, ma farlo bene non è semplice.
Al posto dei fissaggi passanti è preferibile piuttosto usare dei tiranti in cavo d'acciaio, ancorati sul bordo del tetto (ma in questo caso: attenti alle ombre!).
Altro accorgimento per evitare di danneggiare la guaina: sotto i "piedi" della struttura, anteporre un elemento per allargare il piede (se usiamo i tubi da ponteggio, potranno essere gli appositi "piedini" rotondi; altrimenti potrà essere un piastrellone in calcestruzzo, o un pezzo di lamiera di spessore rilevante). A sua volta, questo "piede" non va appoggiato direttamente sulla guaina, ma sopra uno o due straterelli di guaina tagliata di misura appena superiore, destinata a fare da "cuscinetto" (basta appoggiarla a freddo, non occorre termosaldarla).

mercoledì 18 novembre 2009

tetto fotovoltaico da record: Coop Prato


Altro impianto fotovoltaico da record, realizzato utilizzando spazi altrimenti improduttivi.
In questo caso, si tratta della copertura del nuovo "Polo Logistico Coop Italia Non Food" di Prato.

Un edificio che dovrebbe essere un simbolo dell'insostenibilità, sia per la sua funzione che per come normalmente vengono costruiti i magazzini... ma che è stato invece realizzato nella maniera più "verde" possibile: caldaie a condensazione, riscaldamento a pavimento, sonde di luminosità per il controllo delle lampade fluorescenti con alimentatori elettronici di classe A etc etc.

Ma la ciliegina sulla torta è l'impianto fotovoltaico sulla copertura: 15.650 pannelli in silicio policristallino della Mitsubishi Electric, 2895 kWp, per una produzione annua stimata di 3.200.000 kWh di energia elettrica, grande quanto 5 campi di calcio (è il primo per dimensione in Italia tra gli impianti montati su singola copertura).

L'aspetto interessante è che l'impianto dovrebbe produrre 500.000 kWh IN PIU' rispetto al fabbisogno dell'edificio che lo ospita... quindi l'edificio non è soltanto completamente autonomo, ma addirittura "pompa" energia verde in rete!

Fonte: Comunicato Stampa sul sito e-Coop

lunedì 16 novembre 2009

Nuova versione di DOCET



DOCET è un software gratuito sviluppato dall'ENEA per la certificazione energetica degli edifici residenziali.
Il software è scaricabile qui (è necessario registrarsi sul sito).

La nuova versione è aggiornata secondo la metodologia di calcolo semplificata, riportata all'interno delle norme tecniche UNI TS 11300.

Il software è utile non solo ai professionisti che si occupano della certificazione energetica degli edifici, ma anche al privato che, purchè dotato del background tecnico necessario, può usarlo per simulare, studiare ed ottimizzare gli interventi di miglioramento da realizzare a casa propria. Il software Docet infatti, nonostante la sua complessità, è straordinariamente semplice da utilizzare.

Per maggiori dettagli vedi qui.

martedì 10 novembre 2009

Gruppo d'acquisto fotovoltaico per i comuni di Roncadelle e Paderno Franciacorta

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Segnalo un'interessante iniziativa dei comuni di Roncadelle e Paderno Franciacorta (iniziativa che è però estesa anche agli abitanti dei comuni limitrofi): l'istituzione di un "gruppo d'acquisto" per impianti fotovoltaici, in collaborazione con Energoclub Onlus.
L'iniziativa dovrebbe permettere sia un risparmio economico (il gruppo d'acquisto ha maggior potere contrattuale, e quindi riesce a spuntare prezzi migliori nei confronti dei fornitori), sia ridurre le difficoltà burocratiche connesse (gestire trenta pratiche, tutte sostanzialmente simili tra di loro, è solo poco più difficile che gestirne una sola...).
Maggiori informazioni e contatti direttamente sul sito del Comune di Roncadelle.